mercoledì 15 ottobre 2008

Di alcuni pensieri e delle incertezze

Sottotitolo: se pensavate che era un Blog Spensierato siete fuori strada. Forse tra un po'.

Sono a Milano, arrivata ieri sera, 19:05. La stazione mi sembra sempre un posto da cantiere novecentesco e stavolta mi sono sentita per un attimo l'emigrante che arriva tra la nebbia e i rumori metallici dei treni. Stile esagero, tipico mio.
La metro è stata clemente, e il viaggio con duemila valigie non è andato affatto male.
Ho preso biglietto 48h, così potrò viaggiare legalmente fino a venerdì alla stessa ora in cui sono arrivata ieri (???? italiano???).
Questa è la mia terza volta a Milano e come le altre due volte, mi sono soffermata ad osservare quanto siano mediamente più strane le donne, in particolare. Quel tipo di donne che quando salgono sul treno in direzione Milano informano tutti sulla pesantezza delle loro valigie, sullo stato del loro viaggio, sulla natura della loro giornata. E' come se a Milano ci fossero delle abitudini di comportamento non scritte conosciute solo in città, comprensibili ai milanesi soli, delle abitudini metropolitane costruite sulle consuetudini di una città del tutto diversa dalla media delle altre città italiane.
Ma forse è solo una sensazione dettata dalla mia estraneità, qui. Non so decidermi se sarei in grado di abitarci. Vedo Betta abituata a sufficienza a stare qui, ambientata, credo anche felice delle possibilità che questa Milano offre. Io ci metto un po' ad abituarmi alle situazioni, non sono una facile con case, città, letti. Più con le persone, a cui mi abituo prima: salvo, poi, decidere se mi ci trovi bene e se mi piacciano e quindi adottarle nella mia vita o tagliarle fuori.
Quindi è tutto da vedere: confesso che quando in questi giorni squilla il telefono quasi temo che sia qualcuno che mi vuole per lavorare da queste parti.
Ma insomma, la domanda è: che mi succede? Di solito ero felice all'idea di iniziare una cosa nuova e ogni ottobre scalpitavo per ricominciare le lezioni e riprendere le abitudini padovane.
E l'altra domanda è: uno, per essere felice, può fare delle scelte diverse da quelle che sembrano le più profittevoli per la carriera? Carriera, poi: non sono convinta per niente. Per niente.
E poi: come mai sono così pappamolla? Quella vera sono io adesso, spaventata per la qualunque o quella che con la faccia di merda si presenta a qualsiasi esame? Forse è solo questione di tempo, di abiutudini e blablabla, le cose sagge che ti dice una mamma quando ti vede strana.
Oppure è tutto molto più complicato e lungo, una di quelle cose in cui ti crogioli per dei mesi e poi ti accorgi che stai perdendo e hai perso solo un sacco di tempo.
Vabbè, vado a vedere di che si tratta: da sola in questa città per la prima volta.

Diamole il beneficio del dubbio, avanti.

Nessun commento: