martedì 8 dicembre 2009

Si può

Si può tornare indietro da qualunque cosa. Da qualunque cosa.
Andrà tutto bene.

giovedì 19 novembre 2009

Pesce sciué

Pesce? Voglia di pesce? Senso di colpa perchè non lo mangiate mai?

Prendete un filetto di persico (è sempre in offerta al super, dai!), 5 pomodorini, sale, olio, e se l'avete del soffritto liofilizzato.
Giro d'olio sulla teglia, filetto a pezzi grossi, pomodorini tagliati, sale, soffritto.
Giro d'olio sul tutto, una spruzzata della birra che intanto vi state bevendo.

10 minuti al forno microonde-combinato coperto con l'alluminio. 1o minuti al forno microonde-combinato senza l'alluminio.

Tirare un attimo fuori dal forno e sopra spolverata di paprika dolce, parmigiano grattato al momento (rigorosamente con una di quelle deliziose grattugie che si vedono sempre nei film americani...adoooro queste), pangrattato, giro d'olio (siiii..daiii).
Altri 5 minuti al microone-grill, stavolta.

Sorso di birra e via!

Bon appétit!

martedì 17 novembre 2009

Per sempre le ore

Caro Leonard.. guardare la vita in faccia.. sempre.. guardare la vita in faccia, riconoscerla per quello che è.. al fine conoscerla, amarla per quello che è.. e poi metterla da parte.
Leonard.
Per sempre gli anni tra di noi. Per sempre gli anni. Per sempre l'amore. Per sempre le ore

domenica 15 novembre 2009

La maiazena e il New York Cheesecake

Siamo in 4 in famiglia, io, mio fratello, mamma e papà. Io, lo sapete, vivo e lavoro a Milano. Quello che non sapete è che da un paio di mesi mio fratello studia a Perugia e da allora, per forza di cose, siamo tutti lontani. La mia famiglia vive la diaspora dei figli come un momento di prova e di sospensione rispetto alle abitudini che ha costuito nel tempo e che, sono sicura, a nostro modo stiamo portando nelle nostre giornate, ciascuno di noi mettendo in queste routine un po' del nostro. Ieri c'è stata la prima reunion con tutti e 4 (e nonna al seguito), ed è stata molto bella.
Per l'occasione mi sono cimentata nel New York cheesecake: la volevo fare da tempo, almeno da quando l'ho assaggiata alla California Bakery qui a Milano.
Mio fratello mi ha aiutato a prepararla: nelle istruzioni c'era scritto di setacciare la maizena.
Al che lui, candido, "La maiAzena? E che cos'è la maiAzena?". Non penso che potrò mai più preparare questo dolce senza la maiAzena.

Dunque, non è un dolce difficile, ci vogliono solo delle accortezze e un po' di pazienza.
La lista degli ingredienti è lunga e le fasi sono 3: base, crema, copertura. Volendo, se siete diligenti, potete preparare anche una salsa di frutta per arricchirla ulteriormente: ci sta bene perchè, da solo, il dolce è un po' stucchevole secondo me.
Preciso infine che la ricetta viene dalla rete, precisamente da qui.


Ingredienti:

150 g burro
250 biscotti Digestive
2 cucchiai di zucchero di canna
600 g di formaggio Philadelphia
150 zucchero semolato bianco
20 g di maiazena
100 g di panna fresca
3 uova, di cui un tuorlo e due intere
il succo di mezzo limone
un pizzico di sale
vaniglia o vanillina
200 g di panna acida
zucchero a velo, qb

Dunque, prima fase: tritate i biscotti al frullatore, fate sciogliere il burro e versatelo dentro la ciotola coi biscotti sminuzzati. Aggiungete 2 cucchiai di zucchero di canna.
Prendete della carta forno e la tortiera in cui volete cuocere il dolce. Ricavate un disco di carta forno della stessa dimensione del fondo della tortiera. Ricavate anche una striscia di carta forno alta qualche centrimetro e lunga quanto il diametro della tortiera. Spennellate la tortiera di burro sul fondo e sui bordi e adagiate il disco sul fondo e la striscia di carta forno lungo i bordi. Versate il composto di biscotti e compattatelo: il fondo deve essere coperto e così anche i bordi, per qualche centimetro di altezza. Fatto ciò mettete la tortiera in frigo per almeno 1 ora o 30 minuti nel freezer.

Ok, facciamo la crema adesso: accendete il forno a 180 gradi, per iniziare. Versate le uova (nb: due intere e un tuorlo), lo zucchero, montate un po' con una frusta. Aggiungete il philadelphia. Versate un cucchiaio di vaniglia liquida o una bustina di vanillina, la maiazena, la panna, il succo del limone e due pizzichi di sale. Continuate a girare e a montare un po' il tutto (mi rendo conto che è un po' mappazza con il philadelphia, ma parliamo di un dolce di sostanza!).
Prendete la tortiera e versateci il composto, livellandolo appena (si aggiusta in forno da solo). Mettete in forno, 30 minuti a 180 gradi e altri 30-40 a 160. Non aprite la porta del forno, nemmeno sotto tortura! O si smonterà! (non è vero, è solo per farvi paura, a me non è successo niente....cmq non è una buona abitudine coi dolci, almeno per i primi 20 minuti).

Copertura. Prendete la panna acida, lo zucchero a velo (quanto vi piace, cercate di non essere stucchevoli), altra vaniglia/vanillina e mischiate il tutto.
Coprite la torta da fredda e qui potete:
a) farla "glassare" sopra con 5 minuti di forno a 180 gradi.
b) mettere tutto in frigo per almeno 2 ore (meglio tutta la notte)

Il cheese cake è fatto, ha bisogno solo di riposo e se volete, della salsa di frutta da mettere sopra: io ho usato dei lamponi messi a macerare con zucchero e succo di limone. La prossima volta metterò anche mirtilli...Potrebbe essere un'idea anche usare della frutta di bosco surgelata: ma mi sembrava troppo un cliché e ho evitato.

E così abbiamo celebrato il ritorno di mio fratello: io, lui e la maiazena.

lunedì 9 novembre 2009

Come una primula senza temporali

Ho davvero nostalgia di casa. Lo so, sono noiosa, ma mi manca tanto casa mia, le mie cose, la mia città.
Qui mi sento (leggermente) sradicata.

Come una primula in una terra senza temporali.

domenica 11 ottobre 2009

Once again

Once again.

Silenzio stampa, mi devo riprendere.
Tornerò più bella e bionda e splendente di prima.

lunedì 5 ottobre 2009

Pensieri carini (nota dal cellulare)

La felicità è:

- trovare un tram al volo e rendersi conto che si è già arrivati;
- pescare una pera in borsa quando si sta morendo di fame;
- fare una scoperta nella solita, noiosa, palestra;
- capitare davanti al negozio di scarpe perfetto;
- amare di nuovo le scelte di 6 mesi fa;

Sapere che tutto può trovare un giusto ordine e che capitano i momenti fluidi e veloci: quando ogni gesto trova il suo spazio e basta poco per stare bene.

lunedì 21 settembre 2009

Voglia di casa


Voglia di casa.

domenica 30 agosto 2009

Siamo fatti di ossa e sogni

Sono nata a dicembre, era la vigilia di Natale. Mio padre era così felice e impreparato quel giorno che all’anagrafe si dimenticò che era il 24 del mese e non il 23 come fece scrivere all’impiegato dell’ufficio.

“Vorrà dire che festeggeremo due giorni di fila!” diceva sempre quando mia madre gli ricordava quel giorno così concitato.

Ero piccola, magra, avevo sempre poche forze e mangiavo poco: presi la polmonite a due mesi e da quel giorno tutti presero a chiamarmi Nani, ero la piccola di quella famiglia. Quando ero bambina, la sera per scaldarci e far passare le serate lente e fredde, tutte le donne di casa stavano assieme in cucina vicine alla stufa. Mia madre mi copriva sempre con la coperta di lana, mi pizzicava la pelle, me lo ricordo ancora. Le mie sorelle e io guardavamo mia zia e mia madre lavorare svelte con piccoli ferri aguzzi per fare le calze, mani piccole e veloci. Mia sorella più grande, Caterina, poteva tenere in mano il gomitolo di quella lana spessa, ruvida, ma così calda d’inverno. Ada e io invece, più piccole, stavamo lì ad ascoltare e a registrare nella mente quei gesti. La sera, in camera, strette nel nostro letto per accumulare tutto il calore dei nostri piccoli corpi, copiavamo le loro frasi, facevamo il verso a tutta quella femminilità che non potevamo ancora capire ma che presto sarebbe diventata altrettanto nostra.

Di quelle sere mi ricordo che era bello aspettare il momento in cui mio padre scendeva le scale dal piano di sopra, entrava in cucina e ci richiamava all’ordine. Lavorava di notte, attaccava alle dieci tutte le sere. Per lui cominciava una nuova nottata di lavoro, doveva cenare, parlare con mia madre per il giorno dopo, lasciarle i soldi per la spesa: noi uscivamo dalla stanza con mia zia, in cucina mia madre stava già scaldando l’orzo o la polenta per mio padre. Noi cenavamo molto presto quando ancora lui dormiva ma lo stesso mi ricordo il profumo della polenta che si abbrustoliva sul fuoco e il mio stomaco che gorgogliava per quella nuova fame serale. Il suo rito era battere le mani e dirci “A letto signorine, la notte è per i grandi, i ladri e i matti come me!”.

Mia madre socchiudeva la porta, portava in tavola il piatto, si sedeva vicino a mio padre, parlavano a bassa voce: da piccola e fino a che mio padre ha fatto il turno serale, non ho mai assistito a quel pasto privato e serale tranne una volta in cui mia zia si era addormentata presto e io ero sgattaiolata giù per le scale, scalza. Avevo intravisto lo sguardo di mia madre che seguiva con il cucchiaio immerso nella zuppa, portato alla bocca, riportato nel piatto: c’era devozione in quello sguardo, era il modo di mia madre di portare a tavola ogni giorno l’amore che provava per mio padre.

Sono nata così, in una famiglia che si voleva bene senza tanti discorsi.

mercoledì 5 agosto 2009

lunedì 27 luglio 2009

Mi dispiace

Mi dispiace deludere le persone, è una cosa che mi addolora profondamente.
E, in questo caso, lo dico solo perchè sto deludendo i miei 4 lettori non mantenendo la promessa di un blog culinario, ma anche perchè è quello che mi sembra di vivere di fronte agli errori a cui, inevitabilmente, sono sottoposta da quando lavoro.

Mi sento una bambina di fronte agli errori: vivo le cose come a scuola o, peggio, come se fossero i miei genitori quelli che mi puniscono.
Il prossimo salto educativo che mi aspetta è riuscire a prendermi le mie responsabilità da persona adulta, e non da eterna bambina. Dal mio gergo devono uscire le parole "punizione" e "colpa"e tutta questa famiglia di significati.
Di certo, rispetto agli errori, c'è che sbaglio a pensarla così e a pensare che sia una mia responsabilità essere sempre all'altezza della situazione.
E poi io odio sbagliare, è l'altro lato della medaglia: non so sbagliare in modo costruttivo e mi costa tantissimo sbagliare.

Poi si insedia in me il percorso dannato dell'orgoglio ferito e quel senso sottile di umiliazione e di "sbagliato" (sentirsi "sbagliati", come fuori posto) che mi getta definitivamente in pasto al pensiero di essere solo quello per gli altri, di diventare quello che sbaglio.

Io divento quello che sbaglio e mi sento sotto osservazione e sbaglio ancora a catena: insomma, la vivo malissimo, davvero malissimo.
Vorrei solo trovare qualcuno che mi guidi e mi insegni a essere una persona più umile a volte e più forte in altre occasioni: è così difficile trovare qualcuno che mi insegni a portare al massimo quello che sono?
Solo quella parte bella di me, che mi fa essere un essere umano completo, una vera creatura con un pezzetto di divino dentro di me e dentro le cose che faccio.

Tutto qui. Mi manca una guida, voglio una guida che mi accompagni per un pezzo e poi mi lasci essere solo quello che sono.
Perchè mi sento incompleta, mi sento poco rappresentata dalle mie azioni di questo periodo, ogni tanto temo davvero di uscire in superficie solo per gli errori che faccio.
Gli altri si accorgono di me solo quando sbaglio, possibile? (Domanda retorica, 4 lettori, lo so).

Tutto qui, tutto qui: è una brutta serata, avevo solo bisogno di condividerla con me stessa e con voi. Chi mi conosce lo sa che poi mi passa.
Come è venuto, passa.

giovedì 2 luglio 2009

Il lavoro nobilita l'uomo

Insomma, così non si fa.
Mi sono sentita sola e abbandonata (e quanto ci piace commiserarci a noi ragazze a volte è l'unica cosa che ci tira su...)

Niente, è lavoro ragazzi. E' solo lavoro e non vale la pena di preoccuparsi per il lavoro, lo so.
Però non è giusto lo stesso far lavorare così le persone.
Domani colbacco e maglietta con il Che. Si il produttore di magliette, proprio lui.

A tempi migliori quando mi tornerà la voglia di sentirmi una giovane ragazza milanese (brivido di piacere autocommiserativo!)

Vi lascio con questo link che mi segnala il mio ragazzo http://www.wolfstep.cc/1350/aziendalismi/

sabato 20 giugno 2009

Molte idee

Ho molte idee in questo periodo: la mia mente se le cura per mantenere viva la sensazione di non essere un ligio impiegato della pubblica amministrazione. La ligia stagista.

Ho idee che si concentrano soprattutto sulla bellezza delle piccole cose e sulla ricchezza di scenari normalmente impercettibili e apparentemente insignificanti. Nella citta, della città, della vita di chi lavora, della vita di chi come me scopre una nuova città.
A volte mi sembra di essere "in prestito" e un po' al traino degli eventi: vorrei riuscire a imporre di più agli eventi la mia, di vita.
Credo passerà.

E l'idea del mio libro, me la cullo come un bambino. Nei giorni più difficili in cui sono più stanca e mi pesa di più l'assenza di spazio-tempo, mi cullo la mia storia, il mio personaggio, la mia idee bucolica di me davanti al pc con la tazza di tè e il vasetto di margherite sulla scrivania, a scrivere come la signora in giallo, con la faccia serena e decisa di chi ha trovato il filone giusto. E ha la scrittura dalla sua parte. Esprimersi, è una cosa davvero difficile a volte.

Le idee per i miei post galleggiano e riemergono random: ne esiste una lista cartacea.
Piano piano, la depennerò.

Cucina? Spiedini in microonde per ora: abbiate pietà, ho due fornelli, 40 mq e una coinquilina.
Milano, a volte dà a volte prende. Io sono nella fase in cui sta prendendo parte della mia libertà d'azione pratica, quotidiana, logistica.
Ma mi sta dando la sensazione che sono intelligente, che so fare le cose, che c'è chi mi apprezza per quello che faccio.
Aver fatto questa scelta non è tuttora facile, a volte, mi stanca molto: ma sono felice di averla fatta.

Il mio tavolino con la tazza di tè e con le margherite nel vasetto sono sempre lì pronti.

martedì 16 giugno 2009

Latito.

Latito.

mercoledì 20 maggio 2009

Epifanie in ufficio

Se utilizzi gli straordinari a recupero come giustificativi per un permesso di uscita è come se utilizzassi lo scontrino di resto di un buono pasto per pagare il pranzo o parte di esso!

Ho scoperto che un ufficio è una piccola società, lavorare è un piccolo mondo con tutti i suoi personaggi, i suoi segnali stradali, i suoi percorsi e le sue abitudini e stigmatizzazioni.
Ho scoperto che quando hai un'idea devi dirla (subito!) perchè magari è davvero buona e che, è proprio così, solo chi non lavora non sbaglia. Che non si deve mai dimenticare che, prima di tutto, quello che hai davanti a te è una persona e non solo un collega.
Che non sempre chi è il tuo capo necessariamente sa cosa fare e come farlo solo per il fatto di essere il capo: forse, sta imparando esattamente come te.

Ovviamente non potevo che pubblicare in orario di ufficio, le mie Epifanie.

martedì 14 aprile 2009

Lettera (pubblica) d'amore

"Ciao amore...sono quasi le due e io sono a casa da mezz'ora. Siamo stati assieme un sacco in questi giorni e, come al solito, il tempo è volato assieme a te. Siamo stati benissimo, ma non serve dirlo, lo sai perchè so che anche per te è stato così, te l'ho visto in faccia sempre tra ieri e oggi e sono felice anche di questo.
Mi riempie di gioia vedere come mi guardi, con quegli occhi che cercano una risposta, una conferma che quello che senti tu non lo senti solo tu, che siamo in due ad assistere a questa meraviglia ogni volta. Più passa il tempo e più mi stupisco di cosa succeda in quei pochi centimetri che dividono i nostri occhi quando tra di noi si insinua quello sguardo speciale che si distende sul mio viso e sul tuo. Ci guardiamo e in quei pochi secondi di pace e di meraviglia e di amore puro ci siamo detti tutto quello che volevamo dirci, ci siamo fatti le migliori e più sincere promesse di fedeltà e rispetto e tenerezza ed eterno che due innamorati possano farsi.
Sei tutto quello che potevo augurarmi, e anche di più. Ci sono giorni e ci sono sere in cui mi paralizzo all'idea di perdere tutto questo, come se non me lo meritassi fino in fondo. Ci sono sere in cui tornando a casa in macchina da casa tua, dopo questi due giorni meravigliosi, verso tutte le mie lacrime, metaforiche e non, un po' per la gioia e un po' per la tristezza infinita di doverti salutare e perdermi ore e giorni e momenti che ciascuno di noi due deve vivere da solo, a centinaia di chilometri.
Ma poi mi dico che se ci siamo incontrati in quel modo assurdo e quasi impossibile ci sarà una ragione, non può essere un assaggio e basta, voglio un pranzo completo, una portata dietro l'altra. Voglio anche le difficoltà, i momenti brutti, voglio tutto e voglio guadagnarmi tutto con il sudore della fronte facendoti vedere con l'impegno delle piccole cose di tutti i giorni che siamo davvero l'uno il destino dell'altra.
Non esiste ancora un alfabeto grande abbastanza per raccontarti come si deve tutto il mio amore: ma ti amo con tutto il cuore, è semplice."

lunedì 23 marzo 2009

Ci sono ci sono!

Questa città mi assorbe...tutto mi assorbe :)

Sto bene, continuo a pensare e ad avere una vita interiore intensa anche se pochissime occasioni per scrivere con calma, purtroppo. Un nuovo, breve spero, digital divide mi divide (ah. ah. ah.) dal mio blog.
Ma mi sto segnando tutto su un diario: impressioni volanti, pensieri, pensieri al lavoro e sul lavoro nuovo - che meriterebbe un post a se -(non mi è mai sembrato di essere così lucida e matura come in queste ultime settimane! Come se mi fossi svegliata e resa conto di aver condensato dentro di me un sacco di cose da dire e da pensare. Ogni tanto mi sembra di non sapere da dove mi vengano tutte le cose che dico: mi sento dirle o mi accorgo di stare pensandole e mi domando "E questa da dove sbuca??"), grandi liste, grandi propositi di vita, di arredamento casa, di cose da vedere e da fare..la digitale rotta (di nuovo, si!) mi impedisce di fornire foto decenti della casa e delle ultime novità ma spero che il post-it accanto alla macchina sulla scrivania di papà (freccina+ ASSISTENZA!!!!) sortisca l'effetto desiderato!

Sono felice, è un periodo ricco. Uno di quei periodi fluidi e pieni e completi in cui senti di avere in mano le cose che vivi, in cui le dita scorrono veloci sulla tastiera e il tuo compito è solo di seguire il muoversi sicuro delle cose. Perchè c'è qualcosa che le muove e tu scorri al loro interno con grazia. Mi sento così, come se ci fosse stata una specie di rivelazione attorno a me, come se avessi una nuova lucidità di fronte alle cose che ho attorno, alle persone che vedo e a cui voglio bene: come se si fosse spezzato il filtro che avevo davanti agli occhi negli ultimi mesi, e, per alcuni aspetti, negli ultimi anni.

Direi bene insomma :)

Vi aggiorno il prima possibile!!

lunedì 9 marzo 2009

A rieccola

Allora, dove eravamo rimasti?
Sono a Milano! Si, sono proprio a Milano: lavoro, ho una casa, ho i piedi gonfi :)

No, dai, non facciamola tragica: ho cominciato oggi il mio stage, i piedi gonfi sono dovuti alla stanchezza di chi deve ancora ri-abituarsi a spostarsi per lavorare, a stare in mezzo alla gente, a ricordarsi le cose, a sorridere, a essere una persona professionale, a prendere autobus-metro-tram...il lavoro? Era il primo giorno: mi hanno abbandonata e sfruttata ovvio! Tutto bene quindi :)

E poi il trasloco nella mia meravigliosa nuova casetta! Ho una casa! Betta e io abbiamo trovato un bilocale in una zona molto carina di Milano: era la dodicesima casa visitata, avevo quasi perso le speranze di trovare un posto decente quando è apparsa questa visione in mobili ikea vecchio stile...il bagno ha una finestra, i letti sono nuovi, l'aspetto è davvero gradevole, immersa com'è nell'atmosfera della Vecchia Milano-ristrutturata-di ringhiera-con portoncine verdi e molti anziani. Un giorno in cui non sto per morire come oggi (e scusate se è poco, Primo Giorno di Lavoro!) posterò delle foto con il prima e il dopo. Si perchè la casa era ed è, sebbene un po' migliorata, in uno stato igienico precario dovuto a precedenti inquilini francesi (il bidè era intonso infatti, hahahahahaha!!). Quindi la mia quasi morte è dovuta al trasloco misto a pulizie misto a spostare pacchi misto a Ikea di domenica mista a sua volta a prospettiva di un altro week end uguale (ma senza ikea dai!). A prestissimo con maggiori dettagli su come è andata, su come va su come andrà da questo punto di vista. (Nota: non capisco perchè si avverte questo obbligo a far sapere e aggiornare, ma non ho la forza di rifletterci stasera, anche questo via, rimandiamo! Come ho appena detto a Betta se comincio a sentirmi in colpa verso il blog quando avrò un figlio come farò? E direi che questo apre e conclude la questione in tre righe. Il mio prof preferito sarebbe molto fiero di me per la brevità).
Insomma: tutto bene. Tutto un po' confuso, tutto incasinato come succede in ogni buon trasloco. E dato che ho traslocato qui la mia vita, scusate se è poco.

Concludo scrivendovi i messaggi che mi sono scambiata coi miei genitori stamattina in occasione del Primo Giorno di Lavoro, giustamente celebrato:
Alla mamma: "Mi sembra ieri che eravamo in macchina io e te andando all'esame di terza media e adesso guarda qui primo giorno di lavoro mamma!!! Sono tranquilla comunque, e c'è anche il sole. Ti mando un bacio ti abbraccio e ci sentiamo dopo!!".
Risposta: "Tesoro io sono molto fiera di te non solo per quello che stai iniziando ma soprattutto per come sei. Stai tranquilla che tanto va tutto bene. Ti abbraccio forte".

A papà: "Mi sembra ieri che facevamo la gara coi genitori e i palloncini alle Gabelli (NdR: scuole elementari di Pordenone) e adesso guarda qui papà! Fammi l'in bocca al lupo, ti mando un bacio. Ci sentiamo stasera!".
Risposta: "Devi fare come se fosse il primo giorno di scuola e viverlo con la curiosità e l'entusiasmo che hai sempre avuto. Un bacione da papà".

Ripeto, e scusate se è poco.


sabato 21 febbraio 2009

Uno pensa

Uno pensa di fare bene, che si impegna per qualcosa, che non vuole altro che lavorare, non fronzoli, non ricchezze, non viaggi, nemmeno regali, non vuole nient'altro che emergere e imparare e volare da solo. E poi, si ricorda.
Mi sono pagata quasi 2000 euro di tasse universitarie, l'ultimo anno: questo nessuno se lo ricorda mai. Mi dà fastidio fare i conti in tasca a mio padre ma non sarebbe carino dirmi solo "Non ti preoccupare, vuoi solo lavorare a Milano, che ci puoi fare se gli affitti costano così tanto. Ma stai tranquilla e vedrai che una soluzione si trova"?
Oppure, sono la figlia viziata che pretende troppo? Mi piace autocommiserarmi? Non lo so: chiedo troppo, sbaglio qualcosa? Siamo tutti sulla stessa barca, perché vedere subito il lato negativo delle cose?
E se mi fossi fatta di eroina? E se fossi rimasta incinta a 15 anni? Se avessi perso 4 anni di scuola chiudendomi nel peggiore mutismo adolescenziale?
Perchè non mi puoi apprezzare punto? In fondo, chiedo solo di vivere di stenti in una città, lavorando come tutti gli altri, cominciando come hanno fatto tutti.
I soldi sono sempre un problema.

giovedì 19 febbraio 2009

A volte

A volte è difficile. E' difficile concialiare cose, persone, situazioni, esigenze. A volte, invece, è necessario.
Ed è la mia più grande paura (dopo Excel e la mia imbranataggine al computer, certo) del fatto di lavorare. Mettere insieme la famiglia al lavoro, o anche metterla da parte per un attimo, cucirsi addosso dei tempi e dei modi di fare del tutto nuovi e incastrarli con la presenza nella vita di un fidanzato, di un'amica, di una nonna.
Io credo che sia abbastanza normale avere paura di deludere la gente che ci vuole bene, e che per una donna sia fatalmente più frequente vivere "divisa" tra situazioni e mansioni diverse tra loro e con pesi specifici diversi.
Ma nella mia vita ho sentito il peso di tutto questo e ogni tanto mi dimentico di come questa sia una delle cose che più mi fanno soffrire e meno mi rendono libera. Non voglio dovermi giustificare per tutto: sia che si tratti di restare in ufficio fino alle otto sia che si tratti di passare un giorno intero solo con una persona, ignorando tutto il resto del mondo. Non vorrei mai giustificarmi in generale, io. Come persona, intendo: proprio non lo sopporto. Ma, a volte, è necessario. Soffro ma serve. Altrimenti non si va da nessuna parte, se non ci si porta addosso parte di questo peso.
E adesso capisco quando è difficile essere una donna come mia madre: non ti fa pesare niente se si tratta di concentrare l'attenzione su di te. Lei è una Madre con la M maiuscola: pesante e presente allo stesso tempo, senza che tu te ne accorga. Un minuto prima non puoi fare a meno di lei, un minuto dopo quasi non ne puoi più.
Io soffro di queste cose: mi sembra di perdermi qualcosa dell'una e dell'altra cosa tra cui mi sento costretta a scegliere. Non ci si dovrebbe trovare in queste cose lo so, ma è il mio modo di amare. Non voglio censurare o limitare niente di me stessa. Ma, a volte, serve.
Sono felice ed eccitata e spaventata allo stesso tempo per le cose che mi sono successe da qui a 10 giorni fa: ma non posso dimenticare chi sono, da dove vengo e cosa ho vissuto fin'ora.
Con calma. Con calma.

mercoledì 18 febbraio 2009

Good news

Non c'è un modo soft per dirlo, per cui lo dico e basta.

MI HANNO PRESA A MILANO!!!!

Sono ancora un po' sconvolta/felice/stupita ma adesso devo attivarmi per un po' di burocrazia e per trovare una casa! Ecco, non vi offendete se non mi vedrete molto attiva in questi giorni ma prometto un aggiornamento random sullo stato di avanzamento delle cose asap.

Ce l'ho fatta!!!!!!

mercoledì 11 febbraio 2009

Però ecco

Però ecco. Mi da fastidio non controllare le cose e far scandire i tempi e i modi a qualcun altro.
Anzi, lo odio. Ma non posso farne a meno!
Sto uscendo pazza! E poi è incredibile che mi stia accorgendo di tutto: come se mi facessi squartare consapevolmente, guardando anche la scena.
Amor proprio meno due. Autolesionismo più mille.

martedì 10 febbraio 2009

Strano

Che momento strano. Credo che così strana non mi sentissi da mesi. E il bello è che non sono andata a cercarmi niente questa volta.
Paura e curiosità al tempo stesso. Più paura, onestamente. Ah, e anche la sensazione di non andare bene, di essere inadeguata per questa cosa.
Davvero non capisco perchè io a 26 anni mi domandi ancora cosa la gente ci trova in me.
Forse tutta l'autostima che credo di avere ce l'ho per altre cose: la stima che uno ha di sé può essere a compartimenti stagni? Vado bene nel fare amicizia, vado bene nello studio teorico, vado bene per ascoltare la gente, e forse non vado bene per concretizzare le cose, per stare davanti a un foglio di excel, per mettermi alla prova in qualcosa di sconosciuto dove rischio di perderci.

Che ne so. Onestamente, che ne so.

PS: tutto bene, però. Sono felice. Mi manca sempre qualcosa, ma mi sento felice.

venerdì 6 febbraio 2009

Feeling plain

Sapete quando capitano quelle giornate in cui avete una strana sensazione indefinita a metà tra l'attesa di qualcosa di bello che deve succedere, l'idea di non aver fatto tutto quello che si doveva fare durante quell'attesa e una strana ma bella percezione che le cose siano fluide, vadano lisce e che voi vi muoviate morbidi e veloci al loro interno?
Questo pomeriggio mi sento così.
E poi, e poi: comincia a scadere il tempo. Si, quel tempo in cui una persona è stata sola abbastanza a lungo da capire che da sola non le basta più. In questi giorni mi immagino le mani di un uomo, non riesco a staccarmi da questo pensiero. Anche se ancora non riesco a capire come sarò accanto a una nuova persona, in nuove situazioni, con nuovi discorsi. Non mi immagino di nuovo innamorata: sono nella fase di assenza di tensioni, non ci sono slanci particolari, o anche semplici intenzioni o idee. Plain è la parola giusta. Liscio e semplice al tempo stesso.
Forse si può tornare di nuovo liberi e innocenti dopo un po' di tempo? Una sorta di purezza da quello che hai vissuto? Io so solo che sento il cambiamento dentro di me avanzare ogni giorno: tutto si prepara a qualcosa che sta per succedere e là dentro si sta allestendo qualcosa, giorno dopo giorno.
Per adesso però, sono ancora plain.

giovedì 5 febbraio 2009

Scalpito.

sabato 31 gennaio 2009

Una settimana intensa: aggiornamento

Ho passato una settimana non impegnativa al massimo ma comunque intensa. E la prossima non è da meno.

Allora, cominciamo con martedì: sono stata a fare un colloquio a Milano: quello si che è stato molto impegnativo. Tre ore di confronto di gruppo con altri 9 brillanti candidati. Vi dico solo che una di questi ha fatto l'ultimo stage a Singapore e che nel tempo perso, aspettando di laurearsi in Ingegneria gestionale, dà una mano in laboratorio di Analisi 1 e 2. Così, per passare il tempo.
Però l'esperienza del colloquio mi è piaciuta e mi è servita a capire che forse potrei essere brava nelle risorse umane. Infatti ho cominciato a indirizzarmi anche in questo senso con le candidature.
Poi sono tornata in gran fretta a casa perchè avevo lezione di marketing: il clima è diventato molto bello, la classe si è amalgamata e sto molto bene a lezione. Oltre a essere utile, ovviamente.
Tra giovedì e venerdì un sacco di cose nel mio piccolo universo: ho ricevuto una telefonata per un altro colloquio, sempre a Milano. In questo caso sono particolarmente interessata: mi piace, mi ispira, non so, ho una sensazione positiva. Se è la stessa secondo cui mi sentivo che mi sarei laureata il 9 luglio e invece è stato il 1 luglio (primissimo giorno della sessione!), siamo messi benone, ma non importa: questo fine settimana mi studio un pochino di CRM (la mansione che andrei eventualmente a coprire sarebbe per curare un progetto di CRM!).
Ecco, poi mi hanno chiamata per un mini colloquio conoscitivo per fare la promoter di telefonia in un negozio di elettronica e casalinghi in provincia. Questo succederà mercoledì prossimo.
Quindi la mia prossima settimana sarà: domani partenza per Milano, lunedì colloquio, ritorno per lezione, martedì dal medico per il piede (si, ancora), mercoledì mini colloquio, ritorno per lezione!
Intanto ieri è arrivato un pacchettino a sorpresa! Si, avevo partecipato a uno stupido concorso per dei cosmetici e mi hanno premiato con un mini (mini davvero, sarà lungo 3 cm!) mascara! E' arrivato questo pacchetto a casa, che emozione! Come una scema ad aprirlo con foga per poi scoprire che era davvero piccolissimo. Ma che importa, giusto? E' la prima volta che ricevo qualcosa così: dicono che se partecipi a concorsi e indagini on line ne puoi ricevere di ogni. Cercherò di capire come e dove, è troppo divertente!
E poi e poi, ieri ho allestito il mio laboratorio! Siiiii! Confesso, non vi ho mai parlato della mia passione per creare cose a mano e, ultimamente, cucite a mano. Ho anche confezionato i regali di natale così: un vero successo (come una scema non li ho fotografati prima di consegnarli, accidenti!). Ad ogni modo adesso mi sono davvero appassionata e ho deciso di imparare a cucire con la macchina: ve lo immaginate? Io no, sinceramente. O, meglio, ne ho un'idea vaga da quando ho provato a fare una bustina con cerniera qualche tempo fa. Cucitura tonda, cerniera, una cosa al di sopra delle mie possibilità: e si è visto! Da lì l'idea di cucire a mano, attività che invece mi viene discretamente bene, anche se è parecchio time consuming.
Invece adesso mi sono posta degli obiettivi raggiungibili e se la mia macchina da cucire non fa le bizze, prevedo grandi soddisfazioni. Ho già in mente un portaoggetti da borsa (poi vedrete, a parole è difficile da spiegare), un portaoggetti da parete (tipo per il bagno, la cucina, non so), una serie di pochette e bustine sceme, un paio di pantaloni del pigiama (tipo americani, avete presente?), e un sacchetto porta-biancheria da viaggio. Per il pigiama e per il sacchetto ho già anche la stoffa (grazie scampoli), per le altre cose non ho proprio tutto ma credo che oggi pomeriggio mi attrezzerò per andare in un posto fichissimo che c'è sulla strada per Treviso e prenderò quello che mi manca (sostanzialmente voglio curiosare).
Mamma, tutta d'un fiato quest'ultima parte, senza false partenze: sono peggio di Berlusconi quando parla (lo sapevate che parlando non fa mai le così dette "false partenze"? Io l'ho appresa a lezione di comunicazione politica, interessante!).
Ecco, per cui non ho cucinato granché, mi spiace! Ma proprio per farmi perdonare e perchè so che siete sempre incollati al pc per conoscere nuove ricettine, vi svelo una delle mie preferite.
Non ho inventato niente, salvo il nome, che sto pensando di registrare come marchio!
Si chiamano Fagottini bontà.

Per farne almeno un 10-12, bastano questi ingredienti:

- una confezione di wurstel di pollo o tacchino da tre
- una confezione di pasta sfoglia (non surgelata, ma al banco frigo)
- un po' di senape

Si prende la pasta sfoglia e se ne ricavano delle strisce diciamo 10x3. Si fanno cuocere 2-3 minuti i wurstel in microonde a potenza media (ricordatevi di bucherellarli, prima). Si tagliano questi ultimi in cilindretti di circa 3 cm. Si spalma un po' di senape sulle striscette di sfoglia e si adagiano i cilindretti di wurstel, arrotolandoli nella pasta sfoglia. Si cuociono in forno già caldo a 180° per un 15 minuti circa, o a doratura insomma! Servire caldi con del prosecco.
Sono, appunto, una bontà: non potevano avere un nome più azzeccato non credete?
Non ho foto dimostrative: mio fratello è passato prima!

Ma vi faccio vedere come ho allestito il mio bellissimo laboratorio in mansarda: che posto favoloso!


domenica 25 gennaio 2009

Nigella's pear and chocolate pudding

Uhm, ho cambiato idea! Niente rivelazioni: mi dovrei mettere lì a pensare di impegno e oggi non sono in vena: oggi post culinario...(il blog è mio! Zitt!)
E cito questa donna favolosa. Nigella è una filosofia, con quei maglioncini così inglesi e quel modo sexy e morbido di preparare anche due frittelle. La cucina è femmina con lei, fatemelo dire.

Chocolate pear pudding

Ingredienti:
2 barattoli di pere in sciroppo (meglio se in succo)
125 g di farina
125 g di zucchero
25 g di cacao in polvere
1 cucchiaino da té di lievito chimico
1/2 cucchiaino di bicarbonato
2 cucchiaini da té di estratto di vaniglia
2 uova
150 g di burro non salato
gocce di cioccolato amaro

Prendere una teglia quadrata da circa 23 cm di lato. Disporre le pere scolate dallo sciroppo con il dorso verso l'alto. Accendere il forno a 200°, statico.
Mettere nel frullatore la farina, lo zucchero, il cacao in polvere, il lievito e il bicarbonato, dare una prima velocissima girata. Versarvi il burro semisciolto in microonde, le uova, la vaniglia, far andare il frullatore fino ad amalgamare bene gli ingredienti. Da ultimo versare una manciatina di gocce di cioccolato e girare per un attimo.
Versare il composto sulle pere aiutandosi con una bellissima paletta di silicone (uau!) senza badare tanto alla precisione: poi cuocendo l'impasto si insinuerà dolcemente tra i frutti. Spargere sopra ancora qualche goccia di cioccolato.
Mettere in forno caldo e cuocere per 25-30 minuti, abbassando il calore a 180° dopo i primi 20 minuti. Servire tiepido con gelato alla panna o alla vaniglia.
A tavola c'è stata la standing ovation :)

venerdì 23 gennaio 2009

Anticipazioni e misteri

Ho bisogno di parlare di una cosa che ho un po' nascosto. Non riguarda l'amore, non riguarda l'amicizia, non riguarda cose struggenti sul mio passato. Né, tantomeno, riguarda la cucina.
Ma vorrei metterlo nero su bianco. Credo mi faccia bene. Voi che dite? Ormai lo avete capito che non so stare al mondo senza svuotare testa e cuore dai pensieri.
Lo scopriremo domani.

Buonanotte!

mercoledì 21 gennaio 2009

Il Karma femminista

Ieri sera sono stata a lezione di Marketing. O, meglio, a lezione di pari opportunità.
Il corso di marketing che sto seguendo prevede tre ore di lezione sulle pari opportunità imposte dalla Regione Friuli (a sua volta obbligata dal Fondo Sociale Europeo). E fin qui, tutto bene.
Dici, almeno ti informi bene su come funziona la legislazione, i provvedimenti, i decreti: io sono quella diligente, seguo il più possibile, sorrido, prendo appunti. La docente è, manco a dirlo, una donna.
Cominciano a venire fuori lucidi con un bell'elenco di leggi: bene!
Prendiamo appunti, cerchiamo di capire come vanno le cose nel nostro paese, ah si, il decreto dell'87, e il trattato CEE, le commissioni, il mobbing, echevergogna30%inmenodellostipendio, la Pollastrini ne sa insomma, la Carfagna ha studiato, e sensibilizziamo, e gli asili che mancano, e la violenza sulle donne e adesso che ci sono i piumoni il letto si rifà in un attimo e tutto il kit pronto di stereotipi. Strano che non avesse dei lucidi su come sgridare il marito furbetto che non sa lavare i vetri.
Tempo speso sulle leggi e lo stato dell'arte in Italia: 15 minuti netti. Tempo speso a parlare di piumoni e pulizie: 1 ora.
Poi, il dibattito. E lei confessa: candidata alle comunali nelle ultime elezioni. 800 voti. Lista Sono donna Scelgo donna. SONO DONNA SCELGO DONNA????

Il succo del discorso è stato: il problema delle pari opportunità si risolve se le donne votano le candidate donne le quali, una volta al potere, possono proporre misure e leggi a favore della categoria e facilitare l'aumento della presenza femminile in politica, nel mondo del lavoro e così via. Un circolo virtuoso tutto al femminile, insomma. Un gineceo della virtù politica.
Ora, io mi ritengo una persona intelligente, sensibile, rispettosa. Poi, forse, mi ricordo che sono anche una donna (sempre che la situazione baffi sia stata sistemata di recente). Se dovessimo ragionare privilegiando il genere e non la competenza o l'impegno e la serietà politica, non sarebbe come fare della segregazione al contrario? Privilegiare una candidata donna solo perchè (e cito testuale) "se una donna si candida si è anche preparata perchè è mediamente più seria, è laureata" non vi pare fare lo stesso gioco di quelli che votano un uomo perchè è un uomo?
Forse, e dico forse, se le persone fossero individui e non portatori sani di cromosomi X o Y e fossero valutate indipentemente dal sesso (ma anche dall'età, è la stessa cosa) troveremmo più facile affrontare la questione delle pari opportunità.
E poi, anche se fosse, trovate giusto che una donna sia considerata mediamente più onesta e preparata di un uomo? Non è lo stesso una contraddizione? Perchè per forza devo essere considerata la prima della classe perchè sono una donna?
Io sono una donna e voglio poter essere impreparata, disonesta e arrivista come lo sono liberamente altri esseri umani, donne o uomini che siano. E' una questione di libertà e di autoaffermazione, non di genere.

Me ne vado da lezione con la netta sensazione che si sia trattato di un evento sfortunato, prodotto da una scelta leggera del docente: tre ore di indottrinamento che mi hanno ricordato che per fortuna ho una mia testa (sono una donna, giusto? E' per quello.)
Le ex femministe sono spesso così e non posso farne loro una colpa. Quei paraocchi vengono da anni di lotte e dibattiti senza i quali, forse, non avrei la stessa libertà sessuale che ho, lo stesso desiderio di affermazione professionale, la stessa sensazione di potercela fare anche senza un uomo al mio fianco. Forse le stesse leggi sul divorzio e sull'aborto non ci sarebbero state: si è trattato di un clima culturale, di una rivoluzione sociale senza precedenti.
Ma mi lascia una sensazione amara sapere che c'è chi va ancora predicando che le donne vanno votate e sostenute perchè sono donne e non perchè si sono guadagnate il mio voto e il mio sostegno.

Morale della favola, tutta presa dai miei pensieri, tornando a casa ho forato: una maledetta buca mi ha squarciato la gomma anteriore destra.
E io che ho fatto? Ho chiamato mio padre e mio fratello in preda al panico: se non è karma femminista questo...


venerdì 16 gennaio 2009

Questa proprio mi mancava

Ormai rido :)

Stage in ambito cane/gatto


Comunque il senso del post è per farvi capire in cosa sono immersa dalla testa ai piedi. Per la serie Monster è tutta la mia vita.
Ma ce la faremo!

Buon week end a tutti (soprattutto cani e gatti).

giovedì 15 gennaio 2009

Voglio un cambiamento

Voglio finire un periodo e iniziarne un altro, tutto nuovo, come un quaderno e una matita appuntita (di quelle arancioni con il gommino, belle!).
Mi serve un'occasione, una possibilità, uno spunto per esplorare qualcosa di me stessa che non conosco. E non accorgermi sempre delle stesse cose. Voglio una prova, una sfida, un passo a due, un voto, uno schiaffo. Qualcosa per cambiare!
Perchè così mi sembra proprio di buttare via il mio tempo e le mie energie e mi sembra di vedere sempre le stesse cose, le stesse persone, accorgermi che sono sempre ferma lì allo stesso punto e ho solo girato in tondo.


Voglio poter farmi male, ma perchè l'ho scelto io.

martedì 13 gennaio 2009

Pensieri a letto

Sono bloccata a letto per una stupida ma dolorosa distorsione al piede. L'inattività coatta, si sa, porta a non avere molte distrazioni, a restare fermi per molte ore, a riflettere.
E' tutto il giorno che penso al disordine e allo sporco metaforico di questa stanza e lo assimilo al disordine che mi sento dentro. In sostanza fatico a capire quale sia il mio obiettivo adesso: è più o meno quello che ho addosso da dopo la laurea ma racchiude in sé molte sfumature, molti aspetti.
Un anno e mezzo fa sono rimasta sola dopo diversi anni di vita di coppia e questa cosa temo di non averla ancora superata del tutto. Mi rendo conto che da lì ho assimilato la prima nozione di quello che avvicinavo di più al concetto di stare in coppia e, forse, la verità è che devo impararlo di nuovo perchè non mi ha fatto molto bene. Recentemente ho deciso di incolpare totalmente lui di come mi ha cresciuta affettivamente (freudiani del caso, fatevi avanti) e la cosa non va oltre questo ragionamento. Non è liberatorio, non è autocritico, non è nulla.
Racconto questa triste storiella da zitella incallita perchè sono molto felice di piangermi addosso, certo, ma anche perchè mi ricorda che tendo a non affrontare mai per bene le cose, resto sempre in superficie, gustando un po' di questo e un po' di quello, non prendendo una posizione, non imponendomi mai una linea da seguire, un'identità momentaneamente definitiva, almeno un autunno/inverno, una primavera/estate.
Io sono così, rimango in superficie, non cerco di cementare i rapporti (se muoiono non sarà mica solo per colpa mia, no?), non ho un armadio curato e definito di accoppiamenti ben studiati, di mise, di scenari testati. E più di ogni altra cosa, mi impegno molto poco quasi per tutto.
Eppure ogni volta che la mia mente ha l'occasione di tornarci, sente insofferenza e insoddisfazione per come sono fatta. E mi domando, le persone possono cambiare? Possono addormentarsi senza la sottile inquietudine di non aver fatto quello che dovevano fare?
Oggi, la mia mente e il mio piede fasciato mi ricordano ancora una volta che non ho un progetto per santificare, come dovrei, questa parte di letto in questa parte di vita.

Buonanotte

giovedì 8 gennaio 2009

La crostata del ritorno (all'albicocca)

Torno con una ricetta dolce, per cominciare bene (e per diluire le disgrazie che posterò di qui in poi, come promesso).

Quest'anno ho deciso che, se cucinerò, mi produrrò in ricette tradizionali e semplici: l'obiettivo è saper fare poche cose ma molto bene. La crostata, le lasagne, il pollo arrosto, cose classiche e intramontabili come il tubino nero o il filo di perle (che ovviamente non porterei mai).
Ma, si sa, con il cibo la questione è diversa e la frolla è una di quelle cose che ogni donna deve saper indossare o fare (si, è contemplata anche la capacità di comprarla al supermercato, ovvio).
Il mio testo di riferimento è stato Il talismano della felicità di Ada Boni, un superclassico che a casa mia è legge, bibbia, la wikipedia della cucina.

Quindi per pasta frolla per 6 persone, gli ingedienti necessari sono:

-200 g di farina
- 100 g di zucchero bianco
-100 g di burro freddo
- pizzico di sale
-buccia di limone

E' davvero semplice se, come me, buttate tutto nel frullatore e lasciate le lame lavorare per voi con la loro fredda efficienza. Così il burro non si scioglierà e Ada non si rivolterà nella tomba: si dice infatti che le donnine deboli e facili ai mancamenti, quelle che hanno le mani sempre fredde quindi, siano candidate migliori per produrre una buona frolla. Io ho le mani fredde molto spesso ma sono anche molto pigra, per cui evviva frullatore.
Fatto ciò ho lavorato molto velocemente l'impasto sbricioloso sul piano di lavoro, l'ho compattato in una palla e l'ho riposto nella pellicola trasparente e quindi in frigo per almeno 30, lunghissimi, minuti.
Ho ovviamente assaggiato l'impasto crudo. Mmmhhh.
Passati i 30 minuti, ho acceso il forno a 200° (ricordate: statico per i lievitati, ventilato per le altre cose. Oppure ventilato per le cose umide) e ho lavorato la frolla in un disco per il fondo della crostata. Dopo aver fatto un vero casino cercando di tagliare pezzi di carta da forno ah hoc, ho semplicemente piazzato un grosso rettangolo di carta sulla tortiera tonda e adattato l'impasto: un cerchio sottile sotto e poi dei bigoloni lunghi per i bordi.
Coi rebbi (che avventura stupenda l'italiano!) di una forchetta ho dentellato i bordi della crostata e bucherellato il fondo. Ho ricoperto di marmellata di albicocche specifica per crostate e infine ho ricoperto con strisce di frolla oblique.
Chi mi regala un dentellatore (quelle rotelle che tagliano a zig zag per capirci) avrà crostate-premio in fornitura random.

Con un piccolo rimasuglio di frolla ho prodotto una crostatina, fotografata vicino ai ciclamini di mia madre per puro gusto estetico.


Quanto alle disgrazie, aspetto notizie per un bellissimo stage a Milano: mi piacerebbe andarci, mi piacerebbe vivere di nuovo fuori, mi piacerebbe stare più vicino a Betta, mi piacerebbe imparare soprattutto.
Credo che sia il momento: non importa se sono pronta o non sono pronta, per troppo tempo mi sono lasciata andare a non pensare al lavoro, allo studio, all'impegno.
E quella parte di me mi piaceva, soprattutto perchè mi faceva sentire bene, in ordine, come se facessi la mia parte per qualcosa. E soprattutto perchè dipendeva solo da me essere brava, far andare bene le cose, produrre qualcosa di sensato per me stessa.
Mi sono pronunciata: adesso karma fai il tuo corso, please.


Baci a tutti