martedì 27 dicembre 2011

Le cose che amo del tornare a casa

"Siete state a fare sioppin?", un signore per strada al telefono con qualcuno.
I banchi del mercato, con la frutta e la verdura ordinata.
Le corsie dell'Ipercoop, prima ancora della Coop più grande, e delle altre Coop della mia infanzia.
Anche dopo mesi prendere con sicurezza quella rotonda, quello svincolo.
Il treno che arriva sempre troppo in là sul binario.
Le infinite possibilità di essere e fare quello che vuoi. In due giorni.
Sentire al telefono qualcuno che già ti manca.
La mia stanza, come a 16 anni.
Il guardaroba che non ha alcuna possibilità di essere davvero utilizzato.
La vista delle montagne in quel cielo trasparente e gelido, mentre si prende la macchina per uscire.
Essere assecondata e compresa.
Casa.

domenica 13 novembre 2011

Io e te e un comodino

Ho immaginato il mio comodino: una luce, una piastrellina azzurra e un bicchiere d'acqua trasparente. Un libro, una piccola scatolina con i miei gioielli, una sveglia. Il letto bianco, il comodino di legno.
E te, dall'altra parte del letto.

martedì 1 novembre 2011

Marmellata filosofica (letteralmente marmellata)

Non è che abbia niente da dire, di particolare. Ho solo la sensazione di avere qualcosa dentro che non so bene definire e che avrebbe anche la forma di qualcosa da scrivere, ma non viene fuori per bene quasi mai. Ogni tanto mi sento come se gli anni fossero passati senza portare con sé nulla di particolare e come se anche gli anni che verranno possano non essere poi così determinanti nelle mie scoperte personali.
So con certezza che ogni singola esperienza che vivo ha a che fare con me stessa e basta, che le relazioni e rapporti che ho con le persone sono solo un filtro di quello che poi rimane in me come sedimento. Come i granelli e i semini della marmellata che ho fatto oggi pomeriggio.
Quello che mi rimane dentro, rimane punto. Filtro o non filtro.

Marmellata - filosofica - di rosa canina e corbezzoli profumata alla melissa, limone e brandy

Bacche di rosa canina e corbezzoli (forse in tutto 800 g di frutta)
300 g di zucchero di canna
Qualche foglia di melissa
Scorzetta di limone
Una spruzzata di brandy (io uso il Torres)

Lavare bene la frutta dopo averla raccolta dalla pianta con grande fatica di braccia. Se si ha pazienza (e la mia vita dimostra che io proprio non ne ho), aprire le bacche di rosa canina e togliere i semini.
Mettere la frutta in una pentola capiente, bagnare con un bicchierino di brandy, versare lo zucchero, un goccio d'acqua e la scorzetta di limone. Far cuocere a fuoco vivo e, dal bollore, far proseguire la cottura per 45 minuti. Bagnare verso la fine con un altro po' di brandy, far evaporare l'alcool e completare la cottura.
Far raffreddare un po' la marmellata, passarla al passaverdure (è un lavoraccio!), e versare in vasetti puliti. Chiudere con il tappo, procedere con la sterilizzazione. Ovvero mettere i vasetti ben chiusi in una pentola grande, ricoprire d'acqua e portare a bollore: venti minuti di bollitura renderanno la vostra marmellata resistente alle intemperie e all'usura del tempo per almeno tre anni, dice mia madre.
Il che non necessariamente vuol dire che dobbiate pensare a dove sarete e a cosa farete di qui a tre anni. Ma già che ci siete è un ottimo esercizio.

martedì 4 ottobre 2011

Stare con te

Stare con te è come sposare l'amore di sempre.
Sei concreto!

mercoledì 3 agosto 2011

Del coraggio e della spudoratezza

Mi imbarazzo di fronte alle sfide con persone che mi sembrano più brave di me: è sempre stato così, mi piace evitare le difficoltà. Sono un'evitona.
Anche se molto competitiva, se annuso una presunta migliore capacità rispetto alla mia - a fare qualcosa che mi interessa - tendo a scappare.
Se poi a questo si unisce una qualche sensazione di presunzione, figuriamoci. Scappo a gambe levate.
Si, perché mi viene l'urto. Mi infastidisco. Mi annoio persino.

Questo per dire che, però, c'è una riflessione che ho fatto.
Possibile che io rischi qualcosa? Possibile che ci sia qualcosa da perdere?
E se semplicemente fosse che ciascuno di noi ha il proprio modo di vedere le cose e che non necessariamente arriviamo tutti allo stesso modo, molto "fico", di mostrare le nostre capacità in qualcosa?

Direte, che banalità.
E invece, secondo me, il punto centrale è questo quando si vuole intraprendere qualcosa: non farsi trascinare dagli eventi ma condurli con il proprio spirito personale. Anche se c'è chi ti dice che tutto il resto del mondo fa in un altro modo, devi procedere secondo l'istinto. Con la testa, studiando, decidendo, scegliendo ma non secondo il modello standard "che le cose per avere successo si fanno così".

Come se scopriste per la prima volta una cosa: il vostro non è un ripetere una cosa già vista da altri, ma quella cosa è come se nascesse nuovamente perchè ci siete voi come filtro tra la cosa e il resto del mondo.

Piccolo impegno per l'estate, dovunque siate (in vacanza o no): proponetevi di fare voi da guida e non di seguirla. Immaginate di doverla scrivere per gli altri: che cosa vi piace, che cosa vi emoziona?
Sono sicura che il ricordo di questa estate sarà molto più vivido. Ogni giorno sarà molto più vivido: è solo questione di decisione.

venerdì 27 maggio 2011

Vivere la cucina, vivere in cucina.

Vivere la cucina, vivere in cucina. È questo il vero cuore della casa. Mica il salotto, che va bene per guardare la tivù. Mica la camera da letto, che va bene per dormire. La cucina è il posto ideale per fare l’amore. In tutti i sensi. È amore quello che metto quando faccio le lasagne, strato dopo strato, che combaciano caldi e fumanti fra ragù e besciamella […] Nulla è più eroticamente simbolico di ciò che si trova in cucina […] Chissà quanti di noi sono stati concepiti in cucina. Io, di sicuro […]. Ma certo non solo io. Pensateci, che bello i gesti d’amore fra le farine, e i vetri un po’ appannati. Credete a me: chi trova il primo soffio di vita in mezzo a queste cose è più buono, e gli ingredienti della sua ricetta ideale saranno per tutta la vita: amore quanto basta.

Tratto da:
È pronto in tavola. Le mie ricette e quelle di famiglia
di Vito [Stefano Bicocchi]

lunedì 23 maggio 2011

Ciao

Questo blog ti deve il suo splendido nome, e di questo non ti ho mai ringraziato.

Mi mancherai.
E, davvero, grazie.