giovedì 8 gennaio 2009

La crostata del ritorno (all'albicocca)

Torno con una ricetta dolce, per cominciare bene (e per diluire le disgrazie che posterò di qui in poi, come promesso).

Quest'anno ho deciso che, se cucinerò, mi produrrò in ricette tradizionali e semplici: l'obiettivo è saper fare poche cose ma molto bene. La crostata, le lasagne, il pollo arrosto, cose classiche e intramontabili come il tubino nero o il filo di perle (che ovviamente non porterei mai).
Ma, si sa, con il cibo la questione è diversa e la frolla è una di quelle cose che ogni donna deve saper indossare o fare (si, è contemplata anche la capacità di comprarla al supermercato, ovvio).
Il mio testo di riferimento è stato Il talismano della felicità di Ada Boni, un superclassico che a casa mia è legge, bibbia, la wikipedia della cucina.

Quindi per pasta frolla per 6 persone, gli ingedienti necessari sono:

-200 g di farina
- 100 g di zucchero bianco
-100 g di burro freddo
- pizzico di sale
-buccia di limone

E' davvero semplice se, come me, buttate tutto nel frullatore e lasciate le lame lavorare per voi con la loro fredda efficienza. Così il burro non si scioglierà e Ada non si rivolterà nella tomba: si dice infatti che le donnine deboli e facili ai mancamenti, quelle che hanno le mani sempre fredde quindi, siano candidate migliori per produrre una buona frolla. Io ho le mani fredde molto spesso ma sono anche molto pigra, per cui evviva frullatore.
Fatto ciò ho lavorato molto velocemente l'impasto sbricioloso sul piano di lavoro, l'ho compattato in una palla e l'ho riposto nella pellicola trasparente e quindi in frigo per almeno 30, lunghissimi, minuti.
Ho ovviamente assaggiato l'impasto crudo. Mmmhhh.
Passati i 30 minuti, ho acceso il forno a 200° (ricordate: statico per i lievitati, ventilato per le altre cose. Oppure ventilato per le cose umide) e ho lavorato la frolla in un disco per il fondo della crostata. Dopo aver fatto un vero casino cercando di tagliare pezzi di carta da forno ah hoc, ho semplicemente piazzato un grosso rettangolo di carta sulla tortiera tonda e adattato l'impasto: un cerchio sottile sotto e poi dei bigoloni lunghi per i bordi.
Coi rebbi (che avventura stupenda l'italiano!) di una forchetta ho dentellato i bordi della crostata e bucherellato il fondo. Ho ricoperto di marmellata di albicocche specifica per crostate e infine ho ricoperto con strisce di frolla oblique.
Chi mi regala un dentellatore (quelle rotelle che tagliano a zig zag per capirci) avrà crostate-premio in fornitura random.

Con un piccolo rimasuglio di frolla ho prodotto una crostatina, fotografata vicino ai ciclamini di mia madre per puro gusto estetico.


Quanto alle disgrazie, aspetto notizie per un bellissimo stage a Milano: mi piacerebbe andarci, mi piacerebbe vivere di nuovo fuori, mi piacerebbe stare più vicino a Betta, mi piacerebbe imparare soprattutto.
Credo che sia il momento: non importa se sono pronta o non sono pronta, per troppo tempo mi sono lasciata andare a non pensare al lavoro, allo studio, all'impegno.
E quella parte di me mi piaceva, soprattutto perchè mi faceva sentire bene, in ordine, come se facessi la mia parte per qualcosa. E soprattutto perchè dipendeva solo da me essere brava, far andare bene le cose, produrre qualcosa di sensato per me stessa.
Mi sono pronunciata: adesso karma fai il tuo corso, please.


Baci a tutti

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